“A sedere … sedere”. Con queste parole nostro padre, Leonildo, invitava coppie di ballerini a sedersi dopo l’esecuzione musicale: tre valzer, tre mazurke, tre polche, tre tanghi o valzer lenti. Dal dopoguerra, 1945, e fino agli inizi degli anni ‘70, chi entrava nelle popolari balere o nelle sale da ballo bolognesi, veniva guidato dai suonatori sulla base di questa scansione spazio temporale.Tre valzer… riposino, tre polche… riposino…! La pista si svuotava dando il passo ai camerieri che intercettavano lo sguardo dei ballerini accaldati per portare la consumazione fresca ai tavolini. Questa è Bologna che balla “alla filuzzi”. Bologna, nei libri di Gaspare Ungarelli (Le vecchie danze italiane ancora in uso nella provincia bolognese) e di Alessandro Cervellati (Bologna al microscopio) la troviamo con le testimonianze che ci parlano della storia bolognese che si è evoluta ed anche emancipata, nei diversi secoli, attraverso il movimento legato al ballo, durante le veglie, le feste, il tempo libero. Leonildo, il suono “dell’organino Biagi”, quando ieri la trasgressione era ballare abbracciati. Donne, uomini, i loro volti e lo sguardo musicale di nostro padre si intrecciano, in questo libro fotografico, sul filo del tempo atestimoniare contemporaneamente un “non più di altri tempi” affiancati ad un “non ancora” di una moda che potrebbe sorprenderci.