Nel 1921 il critico Ricciotto Canudo pubblicò il manifesto La nascita della settima arte, introducendo il Cinema tra le altre sei (l’Architettura, la Danza, la Letteratura, la Musica, la Pittura e la Scultura). Ma non è forse lo Sport un’arte, l’Ottava Arte? Non lo è forse una geniale invenzione di Dick Fosbury che stacca l’ombra da terra con gli occhi rivolti verso il cielo? Non lo è il colpo di testa di Pelé che non scende più nella finale dei Mondiali del ’70, o una veronica di Adriano Panatta quando il tennis era ancora sorretto dal talento puro o, ancora, la spericolata discesa libera di Gustavo Thoeni sulla mitica Streif di Kitzbühel? Ne L’Ottava Arte l’autore ripercorre la sua vita di giornalista sportivo e conduttore radiofonico seguendo il percorso che lo ha condotto a questo mestiere, dalle avventure vissute da ragazzo fino ai suoi raid al Giro d’Italia, al Tour de France e alle Olimpiadi (dove ha seguito soprattutto l’atletica) culminati con la struggente radiocronaca della staffetta 4x100, volata via con la medaglia d’oro ai Giochi di Tokyo 2020.