Fuori scena
La TRAMA
Forte è il rischio, quando l’io viene collocato al centro della narrazione, di abbandonarsi all’onda dei ricordi e lasciarsi travolgere dall’esuberanza del proprio animo, perdendosi nel vuoto della nostalgia o arenandosi nelle secche dell’autocompiacimento. Ma in questo libro Giacomo Battara non offre una autobiografia nel senso proprio del termine, quanto piuttosto una biografia ideale di se stesso, colta col giusto distacco e concentrata in un breve periodo di tempo, nel quale l’autore ha voluto riconoscere il motore della propria coscienza, che, nell’alternanza di esplosioni e contrazioni, regola il respiro del suo universo interiore, che continua a pulsare allo stesso ritmo con cui – per richiamare una delle immagini più vivide del libro – gira la grande ruota del Prater di Vienna.
Il contesto è quello dell’ultimo scorcio degli anni Sessanta: un periodo che però non ha nulla di favoloso e di mitico, ma che si presenta soltanto come il momento in cui il narratore, come ogni giovane nel momento storico che gli è stato assegnato, si è trovato a intraprendere, tra illusioni e disinganni, la costruzione del proprio percorso di vita, cercando di definirne il senso e le prospettive. Un periodo che lo spirito irrequieto di Giacomo Battara (ma si tratta di una inquietudine controllata, fecondata dalla volontà) eleva ad emblema di un modo di essere, denso di passioni, di entusiasmi culturali, prima di tutto il teatro - luogo deputato a mettersi in gioco con se stessi e con gli altri –, di amicizia e amore vissuti nella dimensione più edificante come in quella distruttiva, di incontri e di rivelazioni, segni premonitori che costellano il cammino e impongono la decifrazione, unitamente al bisogno del protagonista di lasciare a sua volta una traccia. La continua ricerca si dirige verso mondi “altri”: Praga, attraente come una donna bella, colta e appassionata, e dove il senso della libertà arde per sempre nelle fiamme del giovane studente Jan Palach (presente nel libro anche se mai nominato); l’amico, lasciato e poi ritrovato, in cui conoscere la sconcezza del dolore e della morte e allo stesso tempo accettarne l’intima, umana bellezza.
Non la rievocazione nostalgica della giovinezza perduta, bensì l’anatomia di un processo di formazione permanente, la coscienza di una maturità sempre da conquistare.
Il contesto è quello dell’ultimo scorcio degli anni Sessanta: un periodo che però non ha nulla di favoloso e di mitico, ma che si presenta soltanto come il momento in cui il narratore, come ogni giovane nel momento storico che gli è stato assegnato, si è trovato a intraprendere, tra illusioni e disinganni, la costruzione del proprio percorso di vita, cercando di definirne il senso e le prospettive. Un periodo che lo spirito irrequieto di Giacomo Battara (ma si tratta di una inquietudine controllata, fecondata dalla volontà) eleva ad emblema di un modo di essere, denso di passioni, di entusiasmi culturali, prima di tutto il teatro - luogo deputato a mettersi in gioco con se stessi e con gli altri –, di amicizia e amore vissuti nella dimensione più edificante come in quella distruttiva, di incontri e di rivelazioni, segni premonitori che costellano il cammino e impongono la decifrazione, unitamente al bisogno del protagonista di lasciare a sua volta una traccia. La continua ricerca si dirige verso mondi “altri”: Praga, attraente come una donna bella, colta e appassionata, e dove il senso della libertà arde per sempre nelle fiamme del giovane studente Jan Palach (presente nel libro anche se mai nominato); l’amico, lasciato e poi ritrovato, in cui conoscere la sconcezza del dolore e della morte e allo stesso tempo accettarne l’intima, umana bellezza.
Non la rievocazione nostalgica della giovinezza perduta, bensì l’anatomia di un processo di formazione permanente, la coscienza di una maturità sempre da conquistare.
Caratteristiche TECNICHE
ISBN: | 987-88-7381-139-6 |
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Data di uscita: | Dicembre 2005 |
Formato: | 14,8 x 21 cm |
Pagine: | 304 + Copertina in brossura |
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Lingua: | Italiano |